Egregio Presidente Sala, consigliere e consiglieri,
Vi ringrazio, a nome della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni ed anche a nome delle associazioni aderenti, per essere stata chiamata a fornire il nostro contributo alla procedura di presentazione delle modifiche alla legge regionale 12/2005.
Il mio breve intervento sarà seguito dalla relazione tecnica del Prof. Alberto Fossati, docente di Diritto Pubblico all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
E' sotto gli occhi di tutte e di tutti il momento di grave crisi di laicità in cui versa Regione Lombardia, iniziato con il governo dell’ex presidente Formigoni - di cui anche questa legge è conseguenza: la mozione approvata dal Consilio regionale lo scorso 1 luglio 2014 ed il relativo convegno previsto per dopodomani in auditorium Testori (17 gennaio 2015 – Difendere la famiglia per difendere la comunità) ne sono un ulteriore lampante esempio.
A differenza del modello confessionale che il governo del presidente Maroni intende imporre, la tradizione delle associazioni che hanno dato luce alla Consulta si raccoglie intorno ad un'idea di base, che è quella del pensiero della possibilità e della ricerca piuttosto che dell'affermazione della verità. In questo senso, è stata redatta la lettera diretta a chiedere chiarimenti al presidente Maroni, al presidente Cattaneo ed all’assessora Cantù dello scorso luglio, ma cui nessuna dalle maggiori istituzioni lombarde ha purtroppo dato il minimo seguito, forse considerandola un’inutile polemica (come nel caso del logo Expo al convegno citato).
L’auspicio, finora deluso da questa giunta, è che Regione Lombardia si impegni a garantire uguaglianza di trattamento senza distinzione di età, genere, orientamento sessuale, etnia, religione, opinione e condizione personale o sociale. Naturalmente, ed è l’obiettivo della nostra presenza in Commissione oggi, le libertà ed i diritti tutelati in ambito regionale devono comprendere la libertà di culto (e di non culto), nello specifico attraverso la previsione di norme che non ostacolino l’apertura di nuovi luoghi di culto o l’ampliamento dei luoghi esistenti.
Come da più parti rilevato, comprese le diverse organizzazioni religiose che ci hanno preceduto in analoghe audizioni, il PDL in oggetto presenta parecchi aspetti che sono in palese contrasto con la libertà di culto, garantita dalla Costituzione agli articoli 19 e 20. Il nostro argomentato timore è che, attraverso una normativa amministrativa restrittiva, costellata di oneri e vincoli applicabili a discrezione dei vari governi comunali, si inibisca l' esercizio di una libertà costituzionale e quindi ci si esponga alla censura della Corte Costituzionale.
Un'istituzione che intenda continuare ad essere definita democratica deve avere al centro del proprio patto fondativo il rispetto delle diverse culture, delle religioni e dei sistemi di pensiero presenti nel tessuto sociale. Tutte vanno considerate come risorse necessarie allo sviluppo armonioso della cittadinanza
Concludo sottolineando la vitale necessità che l’attuale consiglio di Regione Lombardia effettui un efficace passo indietro rispetto alle scelte escludenti operate fino ad oggi e dimostri quindi di non temere, come da tradizione lombarda, le diversità, il pluralismo, il cambiamento di pensiero.